Ricercatori in protesta per il nuovo anno: ma perchè?

Il mondo accademico, il mondo della ricerca, i ricercatori sono in protesta!
E quando mai? Ormai…
In Italia, si sà, ormai si investe poco in istruzione e molto in bunga bunga, tant’è che da un lato le riforme univeristarie hanno abbattuto i corsi di laurea definiti superflui, dall’altro sono stati lasciati intatti i vari sistemi di connivenza politica con le università “virtuose”.

I ricercatori sono quindi nuovamente sotto torchio e ve lo voglio raccontare andando oltre la notizia di oggi: chi sono i ricercatori?
Beh un ricercatore può scegliere: lavorare o sistemarsi.
Per lavorare intendo ricercatore, come quello che ho conosciuto nella mia carriera universitaria, che ha stretto un rapporto 1:1 con gli studenti dando loro la possibilità di crescere e giudicandoli, in sede d’esame, per le loro conoscenze. E’ un lavoraccio se consideri che questa attività, che per contratto non è quella principale, è arricchita dall’oneroso ed indispensabile ruolo di ricerca, scoperta e innovazione demandato a questa figura.
Gli altri ricercatori invece si sono dimostrati persone che hanno tenuto fede al concetto di sedia, “poltrona”. Persone che scaricano le dispense da altre università, non curanti del fatto che siano ormai obsolete. Minacciare gli studenti, provarci con le studentesse, minacciare di percosse i propri tesisti, o quelli sbolognati dal docente effettivo il quale ha l’oneroso compito di mettere una firma a fine lavoro, e rubare loro l’elaborato per farsi bello con una pubblicazione in più.

Quello che mi preme capire è: chi di questi due tipi di persone si sta ribellando?
Chi è per voi il “ricercatore” e qual è la vostra esperienza? -Fatelo anonimamente, se volete-.